Union Editions
Chronicles of the Newspaper L’Ora
Palermo 1985–1988
21 x 29,7 cm,
116 Pages,
170 gr Coated Paper, Folded.
Edition of 300 Copies
November 2022.
I remember those years as a really bloody historical moment.The atmosphere in the
city was heavy because the murders were no longer contained within mafia circles,
but had begun to extend beyond, to the world of politics and the business community.
To give you an idea: a few years before, early one morning, I was walking to the bus
that I took to go to school when I stumbled across a lifeless body lying face down on
the deserted street. It was the victim of a typical mafia execution.
One evening, something strange happened to me. It was in the middle of the night and
I was giving my girlfriend a ride home on my scooter. While we stood at a traffic light
waiting for it to turn green, a car pulled up. The driver looked at me through the
window and rested a gun on his arm, the barrel pointing towards me. I never
understood whether the gesture was meant to be threatening, but I remember a spectral
atmosphere lingering in the air.
One day, they found the naked body of a man on Lo Sperone beach. It turned out to
be the soccer player Salvatore Marino, killed during an interrogation by officers
from one of Palermo’s rapid response teams and then abandoned on the shore.
One event that shook the whole city was the death of two students hit by Judge Paolo
Borsellino’s escort vehicle: the driver lost control of the car and ran over the
teenagers while they waited at a bus stop.
Then construction began on the bunker-style courthouse at Ucciardone prison,
where the Maxi Trial would take place. The trial shook everything up and led to
the conviction of a great number of mafia members. On that occasion, I was loaned
a camera, a Voigtländer that kept getting jammed, so that with every shot I had to
take off the lens, flip down the mirror, remount the lens and retake the shot. I had to
repeat that procedure for the entire length of the film. The rotary press used to close
around midday and because the newspaper came out in the afternoon, you had to rush
to the scene to cover the journalists’ articles, then rush to the darkroom to developthe
negatives. Once the negatives were dry, you’d print the photos onto resin-coated
photographic paper, in 13x18cm format, and hand them in to the office, sometimes
still wet.
I was twenty years old when I began collaborating with L’Ora.
Ricordo quegli anni come un momento storico molto cruento.
L’atmosfera in città era molto pesante, perché gli omicidi non riguardavano più
soltanto la cerchia dei clan mafiosi, ma cominciavano ad estendersi oltre, negli
ambienti della politica e dell’imprenditoria. Per rendere l’idea: qualche anno prima,
mentre andavo di primo mattino alla fermata dell’autobus che mi portava al liceo,
mi ero imbattuto in un corpo inerte disteso pancia a terra sulla strada deserta.
Era la vittima di una tipica esecuzione mafiosa.
Una sera mi accadde un fatto strano. Era notte fonda e stavo accompagnando la
mia ragazza a casa in motorino. Mentre eravamo fermi al semaforo ad aspettare
che scattasse il verde, si accostò una macchina, e dal finestrino il guidatore mi
guardò e si poggiò una pistola sul braccio, con la canna puntata verso di me.
Non capii mai se fosse un gesto intimidatorio, ma ricordo che aleggiava un’aria
spettrale.
Un giorno, nella spiaggia dello Sperone fu trovato il corpo nudo di un uomo, che poi
risultò essere quello del calciatore Salvatore Marino, ucciso dagli agenti della
squadra mobile di Palermo durante un interrogatorio e poi abbandonato sulla battigia.
Un fatto che scosse tutta la città fu la morte di due studenti del liceo investiti dall’auto
della scorta del giudice Paolo Borsellino: l’autista aveva perso il controllo del veicolo,
e falciò i due ragazzi mentre aspettavano l’autobus alla fermata.
Poi cominciò la costruzione dell’Aula Bunker al carcere dell’Ucciardone, il luogo
in cui si sarebbe svolto il Maxiprocesso, che diede una svolta a tutto quello che stava
accadendo, condannando un gran numero di mafiosi. Per quell’occasione mi prestarono
un corpo macchina, una Voigtländer che si bloccava, così ad ogni scatto dovevo togliere
l’obbiettivo, abbassare lo specchio, rimontare la lente e riscattare.
Dovetti ripetere la procedura per tutta la pellicola.
La rotativa chiudeva intorno a mezzogiorno, e dato che il giornale usciva nel primo
pomeriggio, per coprire gli articoli dei giornalisti bisognava precipitarsi sul posto.
Subito dopo si entrava in camera oscura a sviluppare i negativi; una volta asciutti,
si stampavano le foto in carta politenata, formato 13x18, e si consegnavano al più
presto in sede, a volte ancora bagnate.
Quando iniziai a collaborare con L’Ora avevo vent’anni.
Fabio Sgroi